Usciti dall’albergo e procedendo alla sinistra v’è via Stalloreggi, attraverso la quale possiamo entrare in città, come i pellegrini medievali che provenivano da Grosseto. Passiamo sotto l’arco delle Due Porte, un ingresso cittadino, originariamente a due fornici, che apparteneva alla più antica cinta muraria di Siena.
Appena entrati nella via si trova, sulla destra, la casa dei Mocenni, dove agli inizi del Trecento il padre fondatore della scuola pittorica senese, Duccio di Buoninsegna dipinse, tutto da solo dal 1308 al 1311, la più grande pala d’are del Medioevo, la Maestà, per l’are maggiore della cattedrale e oggi posta nel Museo dell’Opera del Duomo.
Narra un cronista dell’epoca che appena compiuta la gigantesca opera venne condotta in festosa processione dalla bottega del pittore, lungo la via, poi in piazza del campo, fino alla cattedrale con gran corteo di prelati, musici, popolo e bambini schiamazzanti a cui venivano offerti dolciumi: cavallucci, ricciarelli, cantucci; probabilmente quegli stessi che si possono trovare accanto all’antico laboratorio di Duccio, presso la pasticceria Bini.
Poco più avanti, sulla sinistra si trova un laboratorio di pittura ebraica.
Lungo la strada, nel territorio della contrada della Pantera, s’incontra sulla destra il laboratorio di una pittrice che esegue copie di dipinti senesi del Tre-Quattrocento.
Passata ancora sulla destra, la fontana bronzea della Pantera, si giunge a piazza Postierla o “I quattro cantoni”.
In mezzo alla piazza, davanti alla fontanina della contrada dell’Aquila, s’erge sopra una colonna una Lupa, simbolo di Siena e delle sue origini romane. La Lupa originale era opera di uno scultore senese rinascimentale, il Federighi, che è stata rimossa ed al suo posto oggi splende lucido un ro canide scolpito dallo scultore toscano Giuliano Vangi negli anni ’90 del secolo scorso.
Vi consigliamo di entrare nella farmacia di Piazza Postierla per ammirarne gli scaffali e il soffitto in stile egizio. Si tratta di arredi originali del 1830, disegnati da Agostino Fantastici, un geniale architetto senese, che divulgò tra i primi lo stile impero in Italia.
Imboccata via del Capitano, fra palazzi neogotici e negozi di souvenir, si giunge infine davanti alla Cattedrale.
Scrive Henry James, “quest’opera d’oreficeria in pietra è più di quanto possa ricordare o descrivere; il complesso si innalza su tre grandi porte, le cui immense cornici presentano squisite decorazioni scultoree”.
Fondato, come quasi tutte le cattedrali europee, su un tempio pagano dedicato a Minerva, il duomo attuale è opera del XIII-XIV secolo, con una splendida facciata e l’interno a marmi bianchi e neri, tanto che il giornalista americano Howells, nel 1886, la chiamò “Santa Zebra”.
Il Duomo è uno scrigno prezioso di opere d’arte uniche che vanno dal XIII secolo, quali il Pulpito di Nicola Pisano, al XVI secolo (la libreria Piccolomini), dal Barocco, come la Cappella Chigi disegnata dal Bernini, all’Ottocento (tarsie pavimentali di Alessandro Franchi).
La libreria Piccolomini è interamente decorata di versicolori affreschi del Pinturicchio, aiutato pure da un diciassettenne Raffaello, che inneggiano non tanto alla religione, quanto alla famiglia Piccolomini ed al papa Enea Silvio Piccolomini, Pio II, umanista ed amante della cultura classica e pagana.
Ma la vera “meraviglia di Siena”, come ebbe a scrivere agli inizi del Novecento il dotto storico dell’arte oxoniense, Hobart Cust, è senz’ro il pavimento intarsiato, opera dei maggiori artisti senesi dal XV al XIX secolo, il quale nel corso dei secoli non ha mai cessato di suscitare l’ammirazione di artisti, letterati e amateurs in genere, alcuni di loro assai noti, quali John Ruskin, il magnate collezionista Pierpont Morgan o il puritano Nathaniel Hawthorne.
Nel museo dell’Opera del Duomo, a fianco della Cattedrale, ospitato in quella che sarebbe dovuta essere la navata destra del Duomo Nuovo, secondo un progetto di ampliamento trecentesco mai portato a compimento, oltre alla Maestà di Duccio di Buoninsegna, sono conservate re opere dell’artista provenienti dal Duomo. Tra queste spicca la vetrata dedicata alla Vergine Assunta che era posta in o nell’abside del Duomo, ora situata all’interno di una sala assieme alle sculture di Giovanni Pisano, tolte dalla facciata del Duomo, e alla Madonna del Perdono di Donatello.
Sul finire dell’itinerario, potrete affacciarvi dall’o del Facciatone (cui si accede tramite il museo dell’Opera del Duomo). Da questo punto panoramico abbraccerete con lo sguardo il Duomo e Piazza del Campo.
Vi consigliamo infine una passeggiata serale al Duomo, dove potrete godere, in pace, della sua bellezza nelle ultime ore del giorno.